Leggi raziali

L’ideologia antisemita nazifascista si tradusse in una serie di leggi razziali, in Germania a partire dal 1935, con le leggi di Norimberga, e in Italia nel 1938. Queste prevedevano una serie di divieti per gli ebrei, dall’impedimento di insegnare, di frequentare scuole o università, dalle quali vennero espulsi, al divieto di contrarre matrimonio con persone non ebree, di prestare servizio nelle amministrazioni pubbliche o possedere fabbriche, alla negazione del diritto di cittadinanza.

Le comunità ebraiche vennero costrette a vivere in alcune zone della città detti “ghetti” e ad indossare sul braccio o sul petto come segno distintivo la “stella di David” a sei punte, solitamente di colore giallo su cui era scritto giudeo.

Nella notte tra il 9 e il 10 novembre del 1938 a Berlino, in quella che fu poi chiamata “la notte dei cristalli”, la violenza antiebraica ebbe una manifestazione aperta, diretta e programmata. Furono profanate e distrutte sinagoghe, distrutti e dati alle fiamme negozi e abitazioni degli ebrei. Questi vennero sempre più segregati, espropriati dei loro beni, costretti al lavoro forzato, sino a giungere alla cosiddetta “soluzione finale”, all’eccidio di massa del popolo ebreo, programmato e attuato con freddezza, rigore, e meticolosità.